Ha
gia' condannato il nazismo, basta con gli esami di democrazia
Anche per Alleanza Nazionale gli esami sembrano non finire mai. Accolta
a pieno titolo nelle coalizioni di Centro-destra a livello nazionale
ed europeo, che ne riconoscono il carattere liberaldemocratico, legittimata
per ìil presente e per il futuroî anche dal Presidente
della Comunita'ebraica di Milano, ad An viene rimproverato di non aver
fatto pienamente (o forse sinceramente?) i conti con il passato.
Autorevoli e non faziosi studiosi, come Piero Ignazi, che pur riconoscono
che l'antisemitismo non ha mai trovato accoglienza nemmeno nel Msi,
se non nelle sue frange radicaliî, hanno sostenuto che non ha
saputo rompere totalmente con incrostazioni e sensibilita'interne al
partito e non abbia reciso il cordone ombelicale con il passato e' salottinoí
della
Repubblica Sociale Italiana.
Ricordare che al Congresso costituente di Fiuggi venne approvata all'unanimita'una
risoluzione che definiva l'antisemitismo un crimine contro l'umanita'non
e', evidentemente, condizione sufficiente per dissipare sospetti e retropensieri.
Piö convincente, a mio avviso, e'il fatto che da oltre un anno al Parlamento
UE operiamo nello stesso gruppo di cui fa parte il movimento gollista
(Rpr) diretto da Charles Pasqua, che ha nel suo DNA costitutivo la lotta
al nazismo. Questa fattiva collaborazione e le conseguenti comuni iniziative
politiche non sarebbero state possibili se permanessero dei dubbi sulla
autenticita'della nostra condanna nei confronti del sostegno e della
subordinazione della RSI ai crimini del nazismo e, dunque, sullíessenza
delle scelte politiche di quell'esperienza.
Ribadito questo con forza e con convinzione,e'giusto sviluppare una
riflessione dettata non solo dal rispetto umano nei confronti di tutti
coloro che sono stati partecipi e travolti da quella vicenda.
Lo scontro, infatti, come ben insegna Francois Furet, non era semplicemente
tra chi moriva per ridare democrazia e liberta'e chi voleva
difendere un regime autoritario.
La decisione di molti, soprattutto giovani all'oscuro dell' Olocausto,
non fu dettata solo dalla volonta'di difendere retoricamente l'onore
della Patria ma, anche, dalla volonta'di sottrarsi all'altra grande
tragedia del nostro secolo: il comunismo.
E'vero che, fortunatamente, gli italiani poterono sottrarsi, a differenza
dei popoli dell'Est europeo, dal sottoporsi a quella tragica prova del
budinoi', ma in quei terribili anni líipotesi era piö che verosimile.
Il giudizio sulla Rsi e'a ogni modo, collettivamente condiviso dal gruppo
dirigente,
non solo centrale, cosi'come dallíelettorato di AN. Diverso e',
pero', quando quel passato viene agitato strumentalmente per tentare
di ghettizzare una forza politica, come sta facendo in questi giorni
una parte della sinistra italiana. O, peggio ancora, quando diventa
strumento di aggressione personale nei confronti di donne e uomini che,
in buona fede, ritenevano di essere dalla parte giusta. Donne e uomini
che hanno anche sinceramente sofferto quando hanno saputo, ma che non
accettavano e non accettano di prendere lezioni soprattutto da chi,
come titoli morali e culturali, puo'portare unicamente il fatto di essere
tra i vincitori.