Quella solidarietà dimenticata
(ottobre 2002)

Intervento sullo Strumento
di Solidarietà dell'UE in caso
di grave catastrofe
Mini sessione di ottobre 2002

 

Onorevole Presidente, Onorevoli colleghi
Quasi due anni fa, nel dicembre 2000, nell'Aula di Strasburgo peroravo l'azione mia e di pochi altri colleghi a favore del ripristino di una linea di bilancio per "Aiuti urgenti a popolazioni dell'Unione europea vittime di calamità naturali". Una linea esistente fino al 1997, e poi cancellata dal bilancio comunitario in nome di una secondo me deviata lettura della politica della sussidiarietà.
Due anni fa, mi scontravo con l'ostinazione di quei colleghi che si nascondevano dietro la mancanza di base giuridica e mi negavano il loro appoggio, nonostante facessi notare loro come le calamità naturali, quando veramente tali, andassero a intaccare la politica ambientale, agricola, delle infrastrutture, economica e sociale, ed è un elenco certamente non esaustivo, dell'Unione nel suo insieme.
Due anni fa, infine, cercavo di far comprendere a quest'Aula l'importanza anche solo a livello psicologico per i cittadini europei di ricevere un aiuto dall'Unione, un aiuto anche solo simbolico, in un momento estremamente delicato come quello in cui si perde tutto, e molto spesso ci si ritrova a dover ricostruire un'intera vita.
Due anni fa, evidentemente, le mie motivazioni non sono state sufficienti e la mia azione politica non abbastanza profonda.
Nell'estate del 2002, invece, tutto è cambiato.
Le tremende catastrofi che hanno colpito alcuni Paesi membri o candidati hanno improvvisamente evoluto il nostro concetto di politica della sussidiarietà; una sapiente azione politica ha fatto si che l'impossibile divenisse realtà, e che non solo venisse creata una base giuridica nel giro di pochi mesi, ma che addirittura si andasse a firmare un nuovo Accordo Interistituzionale per permettere l'immediata e certa erogazione di questi fondi.
Intendiamoci, io non posso essere che contento.
Rileggendo le lettere e gli interventi da me fatti nel corso della procedura di bilancio 2001 mi sono chiesto se non avessi doti da Cassandra, per la puntualità con cui determinate paure sono divenute realtà.
Sono certamente contento perché finalmente l'Unione ha deciso di farsi carico di quello che io ritengo essere un suo dovere; sono contento perché abbiamo dimostrato di saper agire con rapidità, puntualità e precisione; sono contento, devo ammetterlo, anche perché ora finalmente si è creato un bel precedente, che impedirà nel futuro di potersi nascondere dietro l'assenza di base giuridica o motivazioni similari quando non si vorrà fare qualcosa.
Ma sono anche arrabbiato, perché tutto questo ancora una volta è passato dal Consiglio, e non è nato da un'azione nostra.
Invece il Parlamento, se vuole, può e sa farsi sentire; il Parlamento, se vuole, è in grado di giocare alla pari con il Consiglio, o quanto meno, non sono pazzo e conosco anche io i Trattati, è in grado di provarci.
Il Parlamento, però, molto spesso nasconde la sua pigrizia politica dietro ostacoli tecnici, importanti si, ma non insormontabili, non tali da impedire qualsiasi tipo di azione se si crede in qualcosa.
Io spero che l'adozione di questo Strumento ci dia la sveglia: e se così non dovesse essere, spero che nessuno di noi abbia il coraggio di lamentarsi se e quando il nostro ruolo dovesse sempre più limitarsi a livelli tecnici o puramente di contorno.
Grazie.