La
nuova Europa ad Est
(gennaio 2003)
Qual
è l’analisi che dobbiamo fare? I punti principali da affrontare
sono due: dal punto di vista storico e culturale, noi usciamo da un secolo
nel quale ci siamo divisi, abbiamo combattuto due guerre, e questa aggregazione,
questa possibilità di vedere una nuova Europa unita è un
risultato importante, vuol dire dimostrare che si può stare tutti
insieme, che ci può essere una base di riferimento culturale, di
identità comune e di storia. Questo è il primo vero obiettivo
che abbiamo raggiunto in termini politici e di convivenza all’interno
della sede istituzionale del Parlamento Europeo. Dall’altra parte
dobbiamo analizzare le nuove problematiche dal punto di vista economico;
con la medesima franchezza con la quale abbiamo previsto che con l’Euro
i prezzi sarebbero aumentati, ora affermiamo che vediamo con favore l’allargamento
ad Est, ma solo se questo porterà dei vantaggi economici per il
nostro Paese. Tutti quanti noi siamo a favore della “solidarietà”
verso questi Paesi, ma se questo creerà problemi nei confronti
della piccola e media impresa, e comprometterà i fondi strutturali,
noi dovremmo fare in modo che l’allargamento ad Est non possa minacciare
la nostra economia. Dobbiamo essere chiari da questo punto di vista, faremo
una “battaglia” politica: saremo a favore dell’allargamento,
ma non potremo ignorare i riflessi economici che tutto ciò comporterà.
A questi vanno aggiunti dei pilastri, i valori che fanno parte della nostra
società e che, come tali, sentiamo profondamente nostri.
Sono tre, la famiglia, quella regolare, intesa come nocciolo duro, che
ha bisogno di essere tutelata tramite sgravi fiscali, normative a tutela
della famiglia stessa, ma altre unioni, quelle che non prevedono padre,
madre e figli, non fanno parte del patrimonio culturale della destra.
Il secondo pilastro è la religione. Da sempre abbiamo visto la
religione come un argomento fondamentale. Proprio ora, con l’Islam
alle porte, con la Turchia che entra dentro questa nostra Europa, questo
problema va affrontato e non ignorato. Dobbiamo difendere la nostra storia
soprattutto quando l’Europa da “grande” diverrà
“enorme”, da 15 passerà a 25 nazioni, ne accoglierà
altre due dal 2007, vedrà la Turchia entrare in questo grande mercato,
di questa grandissima “nazione” che vogliamo creare.
Attenzione però, affinché tutto questo non ci disaggreghi.
Lancio qui un appello a tutte le forze politiche, di non far calare dall’alto
il messaggio di questo allargamento ad est, e in secondo luogo, difendere
i fondi strutturali per il nostro Paese e per il Centro-Sud. Che tutti
difendano le risorse comunitarie che noi tutti, eurodeputati, difendiamo
all’interno di quel Parlamento.
L’Italia, con l’“Agenda 2000”, ha preso 58000
miliardi, nel 2006 con l’allargamento ad Est rischiamo di perdere
queste risorse, ed è qui il problema economico.
Occorre inserire nuovi parametri, quello della disoccupazione, il tasso
delle infrastrutture e dei servizi.
Se faremo questo, potremo ricevere le stesse risorse di prima, ed io voglio
stimolare tutti i parlamentari, quanti hanno incarichi istituzionali di
sviluppare questo dibattito all’interno del Parlamento perché
questo è il loro dovere verso i cittadini. Noi non possiamo fare
un referendum su questa materia, ma possiamo aprire un dibattito politico
per dare forza al nostro governo e andare in Europa a mettere i puntini
sulle “i”, perché in Europa, l’Italia, ora con
il governo Berlusconi, conta enormemente di più, e abbiamo raggiunto
grandi risultati mentre negli ultimi anni contavamo sempre meno.
Questo è il nostro messaggio e quello che ognuno di voi deve dire
all’interno degli ambienti lavorativi e delle famiglie, perché
queste “battaglie”, questa forza politica che ci proviene
dalla Storia, dal sacrificio che ognuno di noi è pronto a fare,
ha un solo significato e un solo messaggio: noi amiamo profondamente il
nostro Paese.
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