Progresso
Europeo
E’
un dato inconfutabile che in questo periodo l’Euroarea abbia fondamenti
economici estremamente solidi; l’economia nel 1999 ha recuperato
molto rapidamente e nel 2000 ha raggiunto un tasso di crescita favorevole
del 3,5%. La sua capacità di resistere a scosse esterne come la
crisi finanziaria asiatica, l’aumento dei prezzi del petrolio o
il rallentamento nell’economia statunitense è stata indubbiamente
rafforzata dall’Euro. Secondo le proiezioni la crescita economica
durante i prossimi anni rimarrà intorno al 3%, e questa crescita
forte e sostenibile nell’Euroarea sarà un fattore di stabilità
per tutti, anche se dopo l’11 settembre i dati economici dovranno
essere rivisti al ribasso.
La creazione di posti di lavoro nell’UE nel 1999 si è attestata
su oltre 6 milioni di lavori creati. Negli anni venturi è previsto
un ulteriore aumento, grazie ai lavori che si creano quotidianamente nel
settore dei servizi. I tassi di disoccupazione diminuiscono in tutta l’UE,
mentre al contempo si registra un aumento continuo della dimensione delle
forze di lavoro, cosa che fa ben presagire per la sostenibilità
della crescita economica a medio termine. Secondo la Commissione europea
le finanze pubbliche degli Stati dell’Euroarea sono nella loro migliore
condizione da oltre trenta anni, anche se le prospettive per il 2002 non
sono fra le più rosee. D’altra parte però i timori
che gli Stati membri diminuissero il loro impegno verso la disciplina
fiscale nell’UEM si sono rivelati infondati. Entro la fine del 2002,
il deficit complessivo per l’Euro settore sarà in equilibrio.
Allo stesso tempo, i livelli di debito pubblico scendono, e le riforme
fiscali abbassano il carico fiscale globale nell’UE e particolarmente
sul lavoro, promuovendo in questo modo la creazione continua di posti
di lavoro.
Uno dei vantaggi più tangibili dell’ UEM negli ultimi due
anni è la stabilizzazione dei prezzi che è stata raggiunta.
La Banca Centrale Europea (BCE), per quanto in ritardo e dimostrando in
alcuni casi una mancanza di decisionismo, è riuscita nell’adempimento
del suo mandato. Sebbene l’inflazione del prezzo al consumo del
titolo fosse negativamente influenzata dai prezzi del petrolio elevati
e dall’Euro debole l’anno scorso, l’inflazione centrale
è rimasta sotto il 2% nell’Euroarea, e in prospettiva dovrebbe
addirittura esserci un miglioramento. Tutto questo ha significato tassi
d’interesse bassi ed in particolare tassi a lungo termine bassi,
fattore di importanza particolare per i commerci dell’Euroarea.
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